Quello del referendum è uno dei temi di grande attualità in questo periodo, e con l’avvicinarsi della data per il voto si moltiplicano gli appelli per il sì o per il no.
Al di là del merito dei quesiti referendari per i quali si andrà a votare il prossimo 12 giugno, è bene ricordare cosa sia il referendum, quali siano le sue caratteristiche principali e perché sia importante.
Referendum e democrazia diretta
Quando si parla di referendum si fa spesso riferimento anche al concetto di democrazia diretta. Ma cosa significa questa espressione?
Si parla di democrazia diretta in contrapposizione alla democrazia rappresentativa (detta anche indiretta): mentre in quest’ultima i cittadini, andando a votare, eleggono i propri rappresentanti (in Parlamento, nelle Regioni o nei Comuni), i quali poi, – appunto “in rappresentanza” dei cittadini -, avranno il potere di fare e approvare le leggi, nella democrazia diretta è invece il cittadino ad esercitare senza alcun intermediario questo potere.
Nella democrazia diretta, cioè, è il cittadino che ha la possibilità di promuovere delle iniziative concrete che possono diventare leggi dello Stato, ed il referendum è proprio uno di quegli strumenti di democrazia diretta (insieme alla petizione) previsti dalla nostra costituzione.
Tipi di referendum
Esiste una sola tipologia di referendum o ce ne sono diverse? La risposta è ovvia (ndr: altrimenti il titolo di questo paragrafo non avrebbe senso…), ne esistono più tipi. Possiamo avere referendum di tipo:
a) abrogativo: ha l’obiettivo di abrogare, ossia cancellare una legge, varata dal Parlamento. L’abrogazione avviene se alle urne viene raggiunto il quorum di almeno il 50% degli aventi diritto al voto;
b) confermativo (o costituzionale) e riguarda l’introduzione di una modifica alla Costituzione, modifica approvata da ciascuna delle Camere. Non è previsto il quorum;
c) di iniziativa popolare, che serve per presentare alle Camere un disegno di legge, purché siano state raccolte almeno 50mila firme. L’eventuale discussione ed approvazione della nuova legge spettano comunque solo ai parlamentari.
Referendum “storici” nella storia dell’Italia
Negli anni lo strumento del referendum è stato utilizzato per intervenire su temi molto importanti e che spesso hanno diviso l’Italia.
Nel 1974 gli elettori sono stati chiamati a decidere se abrogare o meno la legge sul divorzio.
Il quesito era questo:
«Volete che sia abrogata la legge 1º dicembre 1970, n. 898, “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”?»
L’esito è noto, vittoria schiacciante del “no”.
Di lì a qualche anno, invece, i referendum sono intervenuti sul tema dell’aborto nel 1981 (vittoria del “no”) e su quello del nucleare nel 1987 (vittoria del “sì”, con l’abrogazione della norma che consentiva al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non avessero deciso entro tempi stabiliti).