Si parla tanto di aumento dei costi dell’energia, di prezzi in salita e di inflazione. Gli effetti di questi fenomeni sono sotto gli occhi di tutti: se fino a qualche tempo fa con 50 euro era possibile riempire o quasi il carrello della spesa, ora con gli stessi soldi riusciamo ad acquistare molto meno.
È quella che tecnicamente viene definita come perdita del potere di acquisto per effetto dell’inflazione: da un lato, l’inflazione fa aumentare i prezzi dei beni ma, dall’altro, i salari e stipendi non aumentano, o se aumentano, lo fanno in misura minore.
Un esempio ci chiarirà il concetto:
– un anno fa una confezione da 1 kg di pasta costava 1 euro, mentre ora per effetto dell’inflazione costa, ad esempio, 1 euro e 10 centesimi. L’aumento del prezzo della pasta è stato del 10%;
– un anno fa un lavoratore percepiva uno stipendio di 1.000 euro. Ora il lavoratore percepisce uno stipendio di 1.040 euro. L’aumento dello stipendio è stato del 4%.
Tirando un po’ le somme questo significa che, per effetto dell’inflazione, il lavoratore ha subito in un anno una perdita del 6% (ossia 10%-4%) del proprio potere di acquisto. In altro modo, possiamo dire che lo stipendio del lavoratore vale un po’ meno (cioè il 6% in meno) rispetto ad un anno fa.
Ma veniamo all’argomento del nostro articolo e continuiamo con un altro esempio:
– un anno fa una confezione da 1 kg di pasta costava 1 euro, mentre ora per effetto di… (ndr: lo vedremo tra poco) una convenzione da 8 etti di pasta costa, ad esempio, 1 euro. Quindi non c’è stato nessun aumento. Non esattamente! I nostri lettori più attenti avranno notato che la confezione che prima conteneva 1 kg di pasta, ora ne contiene 8 etti, ossia 0,8 kg, sempre al prezzo di 1 euro. Un aumento del prezzo, però, c’è stato e non da poco. Infatti se la confezione da 0,8 kg costa 1 euro, fatte le dovute proporzioni questo significa che la confezione da un 1 kg costerebbe 1 euro e 25 centesimi. L’aumento è stato del 25%.
La (strategia della) shrinkflation
Abbiamo visto negli esempi precedenti cosa succede ai prezzi con il crescere dell’inflazione. Nel secondo esempio, in particolare, abbiamo osservato una particolare strategia (perchè di questo si tratta) messa in atto dal produttore del bene, il quale, proprio per contrastare l’aumento dei costi di produzione, anziché alzare il prezzo di vendita di ridurre la quantità venduta (…e quindi, per altra via, alzare comunque il prezzo).
Questo particolare meccanismo viene definito shrinkflation, termine composto, che deriva dall’unione delle parole shrink (“restringere”) e inflation (“inflazione”).
Ma la shrinkflation è una modalità legale di procedere oppure costituisce una pratica commerciale scorretta? In assenza di un’adeguata segnalazione sulla confezione del prodotto potrebbero esserci gli estremi di una pratica commerciale scorretta o, addirittura, di una truffa a danno dei consumatori.
Consiglio pop: controllate bene le confezioni dei prodotti che state acquistando e leggete quello che c’è scritto su eventuali etichette per evitare brutte sorprese! 8 etti di pasta non sono un kg! 🙂